🇮🇹 10 piccole grandi consapevolezze che ho maturato a Porto

C’è qualcosa che accade quando viaggi senza fretta, senza checklist da completare, senza il bisogno frenetico di dover vedere tutto. È uno spazio che si apre fuori ma soprattutto dentro, in cui puoi davvero incontrarti.
Porto per me è stato questo: un luogo dove ho rallentato, dove mi sono dedicato ai miei progetti e dove mi sono ascoltato. Il Portogallo oggi rappresenta soprattutto questo: un viaggio diverso rispetto agli altri che ho vissuto. Non correrò per vedere tutto anzi, credo che questa volta vedrò veramente poco, ma sentirò molto.
In questo vivere semplice ma presente, sto raccogliendo piccole grandi consapevolezze. Non sono verità assolute. Sono appunti di viaggio dell’anima. Sono tracce di un cammino che non è iniziato a Porto e che non finirà lì. Porto però è stata una tappa speciale. 

Ecco cosa ho capito, in un luogo che lascia il segno senza avere l'impatto immediato e patinato di città più famose:


1. Viaggi e crescita personale camminano di pari passo.

Ogni posto che vivo non è altro che il riflesso di ciò che si muove dentro di me. Il viaggio è scoperta non solo fuori ma anche dentro.


2. Non credo che sarò mai un travel blogger.

Uso il verbo "Credere" perché sto imparando a non vivere di certezze e assolutismi. Viaggio prima per entrare in contatto con me stesso e con il mondo che mi circonda e solo poi per informare. Tendo a preferire sempre meno i musei e i monumenti da copertina. Difficilmente provo i piatti tipici, perché sono vegetariano. Non mangio sempre al ristorante, anzi per la maggior parte delle volte sono io che mi cucino negli ostelli e nei luoghi dove sento che c'è spazio per le connessioni. Viaggiare per me, più che fare il turista, significa proprio contaminarsi con un luogo e con le persone che incontro. È un processo che richiede tempo e presenza. Ecco perché sento che il tempo per viaggiare non mi basta mai.


3. Porto è perfetta per lavorare online soprattutto in estate.

Il clima è mite e i costi sono più contenuti rispetto ad altre città europee. Ci sono molti spazi di coworking. I caffè sono molto accoglienti e a misura di chi lavora da remoto. Il Buuh e il Mesa 325 sono stati la mia casa per diverse ore e lì mi sono sentito davvero al mio posto.


Il BUUH! E ETC, un caffé nel centro di Porto,
ideale per lavorare da remoto.

                                           

4. Viaggiare non è performance.

È una frase che ripeto più volte a me stesso. Ho voluto portarla con me in questo viaggio. Solitamente provo molta frustrazione quando non riesco a vivere tutte le esperienze che offre un luogo. Mi è capitato soprattutto quando sono stato a Orlando. Perciò in questi giorni me la sto prendendo molto con comodo. A Porto mi sono perso qualche esperienza, perché ho deciso di rallentare. Ne avevo bisogno e va benissimo così.


5. Sono per la vivacità equilibrata.  

A Porto c'è un'energia per le strade che non si traduce in frenesia o in caoticità tossica. La città pulsa ma rimane a misura d'uomo. 


6. Mi trovo bene in luoghi dove essere distratti non è un pericolo. 

Non ho mai avuto timore per i miei effetti personali. A Porto, nelle zone affollate, non mi sono dovuto preoccupare di tenerli d'occhio o stretti a me per paura che mi venissero sottratti. Il Portogallo è una delle 10 nazioni più sicure al mondo. Pur essendo un paese che sta riscontrando diverse difficoltà economiche, la calma sociale e il forte senso di comunità contribuiscono a creare un ambiente di convivenza pacifica. Non è una questione economica; è una questione culturale. 


7. Rispetto, accoglienza e inclusione sono presupposti fondamentali per me. 

A Porto le persone non sono né diffidenti né invadenti: c’è un buon equilibrio nelle relazioni e nella percezione dell'estraneo. Rivolgersi a uno sconosciuto senza incontrare sguardi contrariati o fastidiosi è la norma. L’atmosfera è serena e si percepisce una genuina apertura sociale.


8. Adoro le città cosmopolite.

Nonostante le sue piccole dimensioni, Porto è davvero internazionale. Ho scambiato parole con persone provenienti da ogni parte del mondo, dalle Americhe all'Australia. Proprio questa varietà mi ha fatto sentire davvero a casa. 


9. Porto è una città in cui mi piacerebbe tornare. 

Credo di aver detto questa frase solo per pochissimi posti: la Tanzania e la Spagna su tutti. Cerco di non usare questa frase spesso, perché il mondo è un posto troppo grande per limitarsi a vivere solo in un luogo. In Portogallo ci sono molte altre località da scoprire. A Porto mi è mancato il contatto diretto con il mare, troppo distante dal centro città, ma allo stesso tempo credo che una parte di me sarebbe volentieri rimasta lì. Non ho la sfera di cristallo, ma forse per me questa città rappresenta l'inizio di una nuova vita.


10. L'autenticità è più perfetta della perfezione.

Voglio vivere a mia immagine e somiglianza.
Vale sia per i viaggi che per la mia vita, concetti che si sovrappongono sempre di più. Quando sono andato a Orlando ho imparato molto sugli homeless negli USA; ho percepito quello che provano dentro. Eppure qualcuno mi disse che andare a Orlando senza visitare i parchi Disney equivaleva ad andare a Roma senza visitare il Colosseo. Ebbene, un viaggiatore libero fa quello sente e non segue copioni; quindi sì, può anche permettersi di andare a Roma senza visitare il Colosseo.


Concludendo, ma non chiudendo, se c’è una cosa che Porto mi ha insegnato è che quello che ci portiamo a casa da un viaggio non è mai solo ciò che abbiamo visto, ma è soprattutto ciò che abbiamo sentito.
Io, a Porto, ho sentito che ero nella mia direzione non con perfezione, ma con autenticità, con quello che sono dentro.






Ciao, sono Leopoldo Lagrimosa. È un piacere averti sul mio blog.


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